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L’Ascesa del Fast Fashion nell’Industria Tessile e dell’Abbigliamento
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L’Ascesa del Fast Fashion nell’Industria Tessile e dell’Abbigliamento


Dal pronto moda alla moda veloce in un'industria in continua evoluzione

Oggi parliamo di fast fashion (o moda veloce). L’Italia è da sempre uno dei leader mondiali nel campo dell’alta moda. Il talento dei nostri stilisti è un grande vanto per il nostro Paese e il settore moda è uno dei traine della nostra economia.

Ma se vi dicessi che il nostro paese è uno dei leader mondiali anche nel segmento della “moda veloce e low cost”? Sì, avete letto bene, stiamo parlando di quel fenomeno ormai planetario che va sotto il nome di “fast fashion”.

 

Cos’è il Fast Fashion?

Il fast fashion è una nuova formula produttiva e distributiva del settore dell’abbigliamento basata sull’interdipendenza tra sistema produttivo, distributivo e logistico. Questa stretta connessione reciproca permette di ridurre il lead time (il tempo tra l’avvio e il completamento di un processo produttivo) delle collezioni e rispondere velocemente alle richieste del mercato.

Le aziende che operano attraverso questa formula riescono a far giungere nei negozi un numero di capi inferiore, ma con una ampia varietà di stili e con frequenza maggiore. Da un lato ciò consente di eliminare rapidamente le linee che non “vendono”, evitando intasamenti di magazzino e svendite continue, e dall’altro di rispondere velocemente ai cambiamenti di tendenza.

Pioniere di questa innovativa formula è stato Amancio Ortega con la sua Zara.

 

Come operano le aziende di questo segmento della moda veloce?

Attualmente, nel settore della moda, passano dai 6 ai 12 mesi prima che il capo di abbigliamento arrivi in negozio. Un periodo in cui si selezionano le “tendenze” e le stoffe, si iniziano a realizzare i primi “disegni”, i primi prototipi e via dicendo. Intercorre, quindi, un periodo piuttosto lungo prima che il mercato possa dare il suo giudizio!

Aziende come Zara, H&M, Primark, Alcott, Benetton, OVS, Piazza Italia, Terranova, ecc. hanno completamente stravolto questo processo standard, adottando delle logiche completamente diverse ed innovative.

Un gruppo di esperti, detti trendsetter, sono costantemente alla ricerca delle nuove tendenze sulle passerelle di tutto il mondo (Parigi, Milano, New York, Londra, Madrid) e dei cambiamenti nei gusti dei consumatori.  uindi, gli input vengono trasmessi ai designers, i quali provvedono in tempi brevissimi a dare forma a nuovissime collezioni che sono prontamente messe in produzione.

Quest’ organizzazione, basata sul controllo di tutta la filiera produttiva, consente alle aziende di passare dalla progettazione alla vendita al dettaglio in soli 15 giorni, e così soddisfare le esigenze dei consumatori.

 

Il fast fashion in Italia

L’Italia ha da sempre un tessuto economico particolarmente vocato alla manifattura e al tessile e non è quindi un caso che il bel Paese si piazzi nei primissimi posti anche in questo segmento di mercato.

In Italia, la prima azienda ad andare in questa direzione è stata Benetton verso la fine degli anni ’90, seguita poi da tante altre, anche molte storiche del “Pronto Moda” (degli anni’80).

Infatti, l’ascesa del fast fashion ha spinto le aziende italiane del settore a rivedere le loro organizzazioni e ad imitare in parte quanto fatto dai pionieri di questa formula.. e occorre dire che i risultati ottenuti negli ultimi anni sono stati realmente sorprendenti!

 

Il lato oscuro del fast fashion

Come visto, i motivi del successo del fast fashion sono nella riduzione del “time to market” e nella “capacità di interpretare i gusti del consumatore“.

Nel sistema è presente, però, un altro fattore molto importante e poco “conosciuto”: l’uso di manodopera a basso costo…Infatti, le aziende che operano con questa formula producono in diversi stabilimenti sparpagliati in tutto il mondo (spesso in Paesi poveri) e generalmente in conto terzi, garantendosi così un notevole risparmio sia sui costi di manodopera sia su quelli di magazzino e di spedizione.

 

Approfondimenti sulla moda veloce

Per chi è interessato ad approfondire l’argomento consiglio il documentario di denuncia dell’impatto della moda sulle persone e sul pianeta: “The True Cost“.


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